| 3 giugno 2010 ore 22.30 30 luglio 2010
Estate a Radicondoli Radicondoli (SI) Teatrino Giullare di Harold Pinter traduzione di Alessandra Serra interpretato, diretto e costruito da Teatrino Giullare una coproduzione Teatrino Giullare CSS Teatro stabile di innovazione del FVG "Una cosa non è necessariamente vera o falsa, può essere sia vera che falsa allo stesso tempo." Harold Pinter
All'interno della finestra di un palazzo di periferia, macchiato dall'ombra di una presenza misteriosa, si svolgono vicende umane di solitudine, insicurezza, pericolo incombente dai risvolti comici ed inquietanti. Prima prova teatrale di Harold Pinter, del 1957, La stanzaè un testo prototipo di molti dei temi che dominano l'opera migliore del drammaturgo: una donna chiusa in un appartamento di un oscuro caseggiato e il suo silenzioso marito sentono la loro casa misteriosamente minacciata da presenze enigmatiche, da sospetti e preoccupanti personaggi in stato di guerra psicologico. L'aria della stanza si addensa, si carica di incertezza, di ansia, di violenza. In bilico tra realtà e finzione, tra falso e vero, 2 attori danno vita a 6 personaggi dando modo ai protagonisti di manifestare la propria ambiguità attraverso maschere iperrealistiche in grado di deformarsi e sorprendere, in un vortice di apparizioni che amplifica l'enigma e l'attualità del testo.
Teatrino Giullare - dopo i progetti su Beckett e Bernhard che hanno riscosso grandi consensi di pubblico e ottenuto numerosi riconoscimenti (Premio Nazionale della Critica, Premio Speciale Ubu, Premio della Giuria Mess Festival di Sarajevo) - rivolge lo sguardo al quotidiano, con un lavoro tragicomico sul senso di "sicurezza" e di "minaccia", sulla paura di chi si rinchiude in casa per proteggersi dagli altri e dalle ombre degli stranieri. La coproduzione è nata in occasione di Living Things - Harold Pinter: formati classici e contemporanei per un maestro del teatro, unProgetto CSS Teatro stabile di innovazione del FVG 2009
Con grande fedeltà al testo i due interpreti ne fanno una sorta di favola dei Grimm, crudele certo, ma giustamente ovattata e leggibile da tante prospettive diverse. Gianfranco Capitta, Il Manifesto
Un universo terremotato per raccontarci la violenza quotidiana di esseri mostruosi, resa reale paradossalmente da gesti astratti, da una recitazione straniata che lascia il segno. Maria Grazia Gregori, Delteatro.it
I due interpreti, fedeli alla loro poetica e all'uso di oggetti di un originalissimo teatro, spingono su uno straniamento capace di rendere tutto "fuori misura", grazie all'uso di bellissime maschere inquietanti che celano i volti e creano sottili distorsioni sensoriali nello spettatore. Andrea Porcheddu, Delteatro.it
Ottima prova che esalta con maestria la densità di contraddizioni, tensioni e allusioni attraverso una raffinata messinscena. Alberto Rochira, Il Piccolo |
| | | prima assoluta dall'8 all'11 giugno 2010 di Arianna Giorgia Bonazzi adattamento e regia Benedetto Sicca con Francesca Ciocchetti scenografia Flavia di Nardo, Tommaso Garavini ideazione immagini 3D Marco Farace e Benedetto Sicca progettazione, realizzazione e animazione 3D Insonnia Team - Marco Farace, Diego Lettieri, Valeria Verde disegno del suono Marco Canali stylist Simone Valsecchi realizzazione scene Susy Urbani una produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG in coproduzione con Napoli Teatro Festival Italia La storia di una bambina e di una famiglia degli anni ottanta raccontata con le voci, i toni e le libere associazioni mentali tipiche dell'infanzia, ma anche con una raffinata tecnologia diffusa nel cinema e nel videogioco ma non ancora in teatro, la stereoscopia in 3D: è Les adieux, opera prima di Arianna Giorgia Bonazzi (Fandango libri 2007), portata in scena dal giovane attore e regista napoletanoBenedetto Sicca.
Nel suo romanzo di esordio, Arianna Giorgia Bonazzi - autrice uscita dalla fucina della Scuola Holden di Alessandro Baricco - narra la storia di una famiglia degli anni Ottanta raccontata da una bambina, con la voce, i toni e la frammentazione della memoria tipica dell'infanzia, che taglia, incolla, sovrappone e cita pezzetti di scoperte e di sentito dire, presi a prestito dagli adulti, dalla televisione e dalla folla che ci circonda. Il libro nasce dalla fusione tra lingua parlata e linguaggio poetico. Difficile cogliere ogni snodo narrativo in maniera razionale, meglio è lasciarsi trasportare dalla sua musicalità e quindi costruirsi un proprio ritmo di lettura. Ma quando dalla pagina scritta si passa alla scena, le cose si complicano... Come mettere in scena questo testo? Come materializzare un mondo così interiore? Il teatro può accogliere e restituire un simile linguaggio?
Benedetto Sicca, giovane attore e regista napoletano, ha scelto di confrontarsi con Les adieux. «L'idea di messinscena di Les adieux nasce dal potenziale evocativo di un testo che, attraverso il linguaggio dell'infanzia, mette a nudo la crudeltà dei legami famigliari e il loro potenziale di incomunicabilità. La struttura della scrittura, basata su una relazione dialettica e complessa tra gli oggetti e la loro capacità di evocare ricordi nella mente della protagonista, per poi trasformarsi e svanire, poneva il problema di trovare una "idea di regia" che non desse il tempo agli oggetti della memoria di comparire in tutta la loro concretezza, ma fosse in grado di materializzarli per il tempo necessario a far sì che la memoria li trasformasse in qualcos'altro. La risposta a questo quesito di regia, è giunta dall'incontro con Marco Farace e la sua Insonnia Team, un gruppo che ha sviluppato a livello tecnologico e creativo l'utilizzo della stereoscopia, e cioè una tecnica di ripresa e di proiezione che, tramite l'uso di occhialini, è in grado di materializzare qualsiasi oggetto virtuale in modo tridimensionale nello spazio. È quindi nato il progetto di messinscena, basato sul rapporto tra un'attrice e, appunto, delle immagini stereoscopiche, che avvolgendo interamente lo spazio condiviso con il pubblico, rendano quest'ultimo protagonista stesso della memoria e dei pensieri della protagonista, i quali pensieri, per statuto, mutano in continuazione e si fermano su un oggetto solo per trasformarsi nell'oggetto successivo. La contaminazione tra il corpo dell'attrice, i suoni e le immagini tridimensionali, potranno condurre gli spettatori in un vero e proprio "viaggio" in un altro paese delle meraviglie, nel quale, attraverso le parole dell'autrice, si possano riscoprire frammenti della propria infanzia e dei propri piccoli e grandi addii». Benedetto Sicca |
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